La mina (stra)vagante

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"Amavo la mia Vespa. Era la libertà presa in prestito senza interessi, la leggerezza di passare nella vita della gente, solo per un attimo, senza fermarsi. ... viveva con me da oltre undici anni, era più vecchia di me, ma più in salute, e forse sarei morta prima di lei. ... non avrei mai potuto cambiarla con uno scooter ad accensione elettrica. -Scherzi? Quei cosi tutti di plastica che quando ti lasciano a piedi non sai mai dove mettere le mani? Non sopporto il loro ronzio uniforme, mi fa addormentare. La mia Vespa vive, la sento respirare, ridere, sbottare, sbuffare.- Io la chiamavo la Mina Vagante, perchè lei era la mina, e io la vagante. ... Io le volevo un bene dell'anima.".
Queste sono alcune righe che ho tratto dalle prime pagine del romanzo "La Mina (stra)vagante" scritto da Chiara De Luca, che mi hanno portato poi a leggere con curiosità tutto quanto ne seguiva. Alla fine la curiosità ha lasciato spazio alla soddisfazione di aver trovato l'ennesima conferma al fatto che non si può banalmente catalogare una Vespa in quanto semplice mezzo di trasporto. Non so quanti altri veicoli dotati di motore a scoppio stimolino la vena letteraria dei loro proprietari così come avviene per la Vespa. Tant'è.


È piacevole intrufolarsi nelle vicissitudini della protagonista in una Bologna metropolitana, nelle sue tribolazioni quotidiane che tutti, chi più chi meno, condividiamo. La Vespa è il comune denominatore delle sue giornate, con i suoi guasti e soprattutto la sua capacità di adattarsi al nostro umore e ai nostri capricci, di condividere i nostri sentimenti. E poi se volete chiamatelo ancora "mezzo di trasporto".

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http://www.faraeditore.it/html/siacosache/mina.html

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