I passeri di Sestriere

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Così come non sono il numero di chilometri percorsi o la quantità di tempo passato in strada a fare di un lungo giro in Vespa un viaggio vero, non è certo il numero di pagine in cui si sviluppa un racconto a fare di quel testo un libro.

Da sempre sostengo (l'ho anche messo nero su bianco) che ogni volta che si monta in Vespa qualunque giro, qualunque spostamento, nasconde in sé il potenziale per diventare un'esperienza da ricordare.

A Giuseppe Zironi per vivere le emozioni di un vero viaggio è stato sufficiente andare a far visita a sua figlia (tra andata e ritorno poco più di 3.500 chilometri, quelli che separano Reggio Emilia da Londra). Una cinquantina di pagine sono invece quelle che gli sono bastate per fare del racconto di questo suo viaggio un piccolo libro tutto da godere.

Un libro piccolo ma sincero:
“A Lodi mi prende la sensazione di essere un cretino, che fa tutto da solo perché non trova nessuno che lo accompagni. D'un tratto l'Inghilterra mi sembra incredibilmente lontana.”.

E la Vespa, al solito, mette subito in chiaro chi comanda:
“... spedivello, la Vespa non parte. Bestemmio moltissimo e come spesso accade funziona. Il vecchio aggeggio si mette in moto per rifermarsi un po' dopo nel bel mezzo di una rotonda lontana da tutto...”, un malfunzionamento più che un vero e proprio guasto, ed è subito avventura, perché poche cose sono in grado di mettere un individuo errante in contatto con i più improbabili rappresentanti dell'umanità quanto un vespista in panne.

L'autore è bravo nel raccontare con un velo di autoironia quelle che sono le paure e le incertezze di chi si trova da solo, lontano da casa e in terra straniera, costretto (da se stesso) a mettere la sua vita nelle mani di un apparato meccanico che ha il suo bello in quelli che sono i suoi limiti e i suoi difetti:
“Viaggio tra grandi camion e macchine enormi e il faro della Vespa fa meno di uno stoppino. Una lucciola attaccata a un guscio di noce in mezzo all'oceano in tempesta”.


Pagine divertenti che si lasciano leggere e scivolano via veloci ma, come la Vespa, senza correre troppo.
Il ritorno a casa e la conseguente fine del viaggio al solito arrivano troppo presto, un momento di smarrimento che chi viaggia ben conosce ma che però dura poco:
“... fino al prossimo viaggio, che vorrei fosse già domani, ma che davvero non so se farò mai. Un uomo avanti con gli anni, su un mezzo del 1981, senza visitare un tubo, rischiando la pelle e mangiando poco. Perché? La risposta non esiste, l'ho già detto che si naviga a vista”.

Giuseppe Zironi scrive bene e la cosa non stupisce, nella vita egli infatti è fumettista, sceneggiatore e musicista. È lui a firmare la storia “Topolino e la promessa ripromessa” pubblicata sul n. 3653 dello storico giornalino a fumetti disneyano presentata nel precedente articolo di questo Weblog.

A questo link l'articolo del Web magazine "Emilia24" che racconta del viaggio di Giuseppe Zironi e diverse immagini.

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