Ancora in Vespa da Milano a Tokyo

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ANCORA IN VESPA DA MILANO A TOKYO
Agenzia NFC Edizioni

11 luglio 1964Roberto Patrignani, giornalista e pilota motociclista, parte da Milano in  sella alla sua Vespa alla volta di Tokyo, dove si svolgerà la XVIII edizione dei Giochi Olimpici. Ha con sé un trofeo che vuole essere il testimone di un'ideale staffetta tra il Giappone e l'Italia, dove si è tenuta la precedente edizione dei Giochi, quelli di Roma del 1960. Un viaggio avventuroso che Patrignani racconterà in un libro, “In Vespa da Milano a Tokyo”, diventato un classico della narrativa vespistica di viaggio.

13 giugno 2021Fabio Cofferati, autista di autobus in un istituto statale nonché estroverso vespista di lungo corso, parte a sua volta da Milano in sella ad una Vespa per far rotta verso il Giappone con l'intento di ripetere l'impresa compiuta cinquantasette anni prima da Roberto Patrignani. Anche lui ha un trofeo, lo vuole portare a Tokyo, dove nel 2020 si sarebbe dovuta svolgere la XXXII edizione dei Giochi Olimpici, rinviati al 2021 a causa della pandemia. Anche il suo sarà un viaggio memorabile, tanto avventuroso quanto complicato, di cui Cofferati ha scritto in un libro. L'uscita è prevista per febbraio 2022 e il titolo non poteva essere altro che: Ancora in Vespa da Milano a Tokyo.

Se volessi usare una sola parola per descrivere questo volume sceglierei senza alcun dubbio l'aggettivo genuino. Dal vocabolario: “genuino – agg. sing. masc. – si dice di qualche cosa di non alterato, non sofisticato, quindi vero, autentico, naturale (…) schietto, spontaneo (...) talora con riferimento a persona - es: è un ragazzo veramente genuino...”. Trovo sia il termine più appropriato per descrivere queste pagine, il loro autore e il viaggio che raccontano. Per dirla con la definizione del vocabolario Fabio Cofferati è un ragazzo veramente genuino, mentre invece non si può dire altrettanto di Mugen, la sua Vespa. Scrive Fabio:

Mugen in giapponese significa 'infinito' o 'senza limiti'. Ed è così che ho deciso di chiamare la mia Vespa...".

L'esigenza di poter contare su un veicolo affidabile lo obbliga infatti a sacrificarne la genuinità al fine di garantirsi le migliori opportunità di successo. Parecchie pagine nella parte iniziale del volume sono dedicate proprio agli aspetti tecnici, di come è stata prima cercata e finalmente trovata la Vespa migliore tra quante disponibili di quello specifico modello (una 150 VBB con ruote da 8”), di come è stata studiata e realizzata l'elaborazione del suo motore, che è andata di pari passo con specifici interventi per irrobustirne la scocca ed aumentarne l'autonomia e la capacità di carico. La descrizione dei lavori eseguiti è dotta e ben documentata e farà la gioia dei lettori curiosi di questi aspetti meno romantici, ma sostanziali nel racconto della genesi di un'impresa di questo genere. Molto interessante anche poter conoscere tutta la mole di burocrazia nella quale si imbatte chi si avventura in un viaggio overland che porta a varcare via terra diversi punti di frontiera. Pratiche farraginose già in tempi normali che in un periodo cupo come quello della pandemia rischiano di trasformarsi in ostacoli insormontabili... o quasi!

Con l'approssimarsi del giorno della partenza il racconto da tecnico si fa aperto e personale, l'autore apre il suo cuore e racconta le sue motivazioni, cosa lo ha spinto a mettersi in discussione con questo viaggio, senza  nascondere i dubbi e le incertezze che hanno accompagnato la sua scelta. Perché Fabio, prima ancora di essere un appassionato vespista giramondo è una persona normale, è un marito padre di due bambini ancora piccoli. Coniugare la sua quotidianità con le sue ambizioni non sarà cosa semplice, ad aiutarlo a realizzare il suo sogno l'appoggio incondizionato della sua famiglia e il sostegno a distanza di tanti che grazie ai Social si sono appassionati a questa sua avventura ancora prima della partenza. Alcune pagine del libro riportano questi passaggi di supporto virtuale e arricchiscono il racconto dei sentimenti di quanti hanno seguito questo viaggio dal monitor di un computer o dal display di uno smartphone.


Più la strada procede più la narrazione si fa emozionale e sentita. Quando l'Europa è ormai alle spalle e Fabio e la sua Vespa si spostano attraverso panorami sempre più asiatici la lettura prende letteralmente il volo. Se fino a questo punto il racconto del viaggio ha avuto un taglio che si può definire giornalistico a prevalere è ora quello narrativo. La scrittura, che nella prima parte del libro ricorda un po' quella asciutta ed essenziale di Patrignani, evolve in uno stile coinvolgente e si fa quasi bettinelliana. La genuinità di Fabio si riflette nel suo scrivere un po' ruspante che rispecchia in pieno il suo carattere e il suo modo di essere e risulta divertente per il lettore.
Questo viaggio partito per essere un'impresa in solitaria vede Fabio trovare lungo la strada due compagni d'avventura – Guido e Mimmo - che saranno al suo fianco per buona parte del lungo cammino. Un incontro che si rivelerà fondamentale per riuscire a districarsi dai soffocanti tentacoli della burocrazia sovietica e per trovare un tetto sotto al quale dormire la sera, ma soprattutto per sapere cosa si ci sarà nel suo piatto la sera, al momento di mangiare.


Ritagliarsi il tempo per vivere il proprio sogno dalla quotidianità della famiglia e del lavoro e voler celebrare un grande viaggiatore ripercorrendone la strada sarebbero già motivazioni sufficienti a fare di questo libro qualcosa di speciale, a renderlo ancora più importante la generosità di Fabio, che ha voluto che la visibilità di questa sua impresa non fosse fine a se stessa. Una parte di quelli che saranno i proventi della vendita del volume sarà infatti destinata alla Fondazione ISAL per la lotta al dolore cronico.

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Ancora in Vespa da Milano a Tokyo si apre con la prefazione curata da Roberto Leardi, Presidente del Vespa Club d'Italia, a cui seguono due toccanti pagine con le quali Giovanna Galli Patrignani, vedova di Roberto scomparso nel 2008, una testimonianza di affetto e attenzione nei confronti di Fabio e per la sua determinazione: “... ricordai la prima telefonata: non avevo creduto nella sua testardaggine e ora provavo incredulità, preoccupazione, emozione, e mentre la Vespa gemella caricata come un mulo, diventava sempre più piccola per poi sparire dietro l’angolo, sperai che Roberto lo proteggesse e lo facesse tornare sereno e arricchito dalla sua tanto desiderata esperienza”.


Il Trofeo destinato al Giappone.


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