Un "pieno" di ricordi...
Poche cose sanno farmi rendere conto di essere in cammino con la stessa efficacia un rifornimento di carburante. Ogni pieno è un passo in avanti, scandito da un'inflessione dialettale immediatamente percepibile. Vespa + bagagli = forestiero, e ogni pieno una chiacchierata. Un rubizzo bergamasco che sa essere tanto rude quanto incomprensibile, un veronese che pare non essersi ancora deciso se essere già veneto o ancora lombardo e poi un veneto, tanto veneto che oltre alla benzina mi fa anche un pieno di bestemmie tanto naturali e spontanee che non darebbero noia nemmeno a un sacerdote. In Trentino una tipa tanto entusiasta da darmi l'idea che quel giorno avesse aperto solo perchè sarei passato io. Sono ancora in patria ma già mi sento chiedere qualcosa tipo:"wohin gehört es zum fespa?" da un addetto che forse si sente italiano per sbaglio. Sconfinando la percezione dei dialetti si perde ma, paese che vai procedure di rifornimento che trovi! "Lui fais-je le plein ?" o qualcosa di simile, sempre ammesso di riuscire a trovare un distributore, nascosto nel parcheggio di qualche centro commerciale. In altre terre è facile inventarmi un "benzina, gracias!" certo tanto di essere compreso quanto di non riuscire ad andarmene prima che l'addetto alla pompa abbia finito di togliersi ogni curiosita su chi sono, da dove vengo e dove sto andando (riguardo il discorso "anch'io avevo una Vespa..." non sto neanche a dirlo: mi è che capitato da Sterzing a Capo Passero, dagli Appennini alle Ande). Le Ande: ricordi di esotici rifornimenti dove il benzinaio una volta è un'arzillo dall'età indefinibile e la barba bianca e un'altra una bimba che ancora non ha finito le elementari (sempre ammesso che vada a scuola). Infinite pagine sfogliate come litri e litri di idrocarburi sversati nel serbatoio dei ricordi.
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