
"Il pomeriggio successivo, con la macchia arancione del sole che si tuffava dietro i tetti sghimbesci delle case alle mie spalle, camminando per Avenida Comandante Valodia vedo un bambino abbandonato sul marciapiede, attorniato da qualche curioso. È scosso da convulsioni assurde, atroci. Il suo corpo sembra evacuare da ogni orifizio gli spasmi di uno stupore senza confini, che gli si decanta nell'albume degli occhi sbarrati: un muco denso dalle narici, un vomito spumoso a imbrattargli il collo, una sorgente di orina a dilatarsi sui suoi pantaloncini sbrindellati, come petali marci di un ciclamino, una melma molliccia a colargli tra le cosce che sbattono sull'asfalto come le zampe di una cavalletta in agonia. Forse gli ultimi spasmi della malaria o di una miseria difficilmente immaginabile, forse colera, forse le scansioni di una malattia sconosciuta; più probabilmente gli ultimi istanti della sua giovane vita.".
Viaggiare con Bettinelli sulle pagine di "Rhapsody in black" è più difficile che nei suoi due libri precedenti, ma non meno piacevole e come sempre istruttivo. Lo sguardo sul mondo di uno spirito libero, da un punto di vista tanto scomodo quanto privilegiato. Un viaggio che si fa molto più attento che in passato, con più voglia di raccontare.
Il libro inizia è termina con un aneddoto bizzarro: una caduta nella doccia in una stanza d'albergo a Hobart, Tasmania, al capolinea del suo giro del mondo. Ma in questo volume il racconto del viaggio termina con il suo sbarco nello Yemen. L'Africa tanto sognata è archiviata. Ora davanti a lui ci sono le strade dell'Asia e poi ci saranno quelle l'Australia.
Che sia arrivato fino in fondo è cosa nota. Per sapere come ci è arrivato però bisognerà attendere il prossimo libro.
Giorgio Bettinelli
RHAPSODY IN BLACK (dall'Angola allo Yemen)
Casa Editrice Feltrinelli
Collana Traveller
Questo volume è presente nel catalogo on-line della LIBRERIA UNIVERSITARIA