Cartoline dalla fine del mondo

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Paolo Roversi
CARTOLINE DALLA FINE DEL MONDO
Marsilio

«Io ti spiegherò come cadere in un buco nero e non ricomparire mai più.»
«Mai più?»
«Questo dipende ta te (...). Ora dimmi quali sono le cose che ti stanno più a cuore?» 
«Così su due piedi?»
«Il tempo corre.»
«Be', i miei genitori, il mio cane Buk, la mia Vespa gialla, (...).»

Leggere queste righe già nelle prime pagine di "Cartoline dalla fine del mondo" scalda il cuore del vespa-lettore e lo predispone al meglio per tuffarsi in questa nuova avventura del personaggio uscito dalla penna di Paolo Roversi, il giornalista hacker Enrico Radeschi. In quest'ultimo capitolo delle sue avventure Radeschi in verità è molto più hacker che giornalista, colpa di quelle imprevedibili deviazioni che può prendere la vita quando qualcuno ha giurato di farti la pelle. Più che una fuga la sua è una scomparsa, senza lasciare tracce e senza dare spiegazioni, lontano dalla sua Milano per rifugiarsi là dove nessuno ti verrebbe a cercare. Lontano dai suoi affetti e lontano dal suo Giallone, come lui ben nascosto in una losca officina di via Padova. Anni e anni di esilio che si interrompono solo quando l'amico Loris Sebastiani - gran masticatore di toscanelli nonché vicequestore e capo della Mobile milanese - lo va a stanare per tornare ad averlo al suo fianco in un'indagine: c'è da fermare un serial killer che insanguina Milano e sfida le forze dell'ordine nascosto nel mondo virtuale di Internet, ma i suoi delitti sono terribilmente reali. Crimini tanto sofisticati quanto letali nella loro crudele messa in atto, con Leonardo Da Vinci, le sue opere d'arte e le sue invenzioni a fare da fil rouge.

Sinossi editoriale: "Milano: durante un esclusivo party all’interno del palazzo dell'Arengario, sede del museo del Novecento, uno degli invitati viene misteriosamente ucciso sotto il celebre quadro di Giuseppe Pellizza da Volpedo, "Il quarto stato". Il vicequestore Loris Sebastiani, incaricato delle indagini, capisce subito che in quel delitto qualcosa non torna e che avrà bisogno di aiuto per catturare il misterioso hacker che si fa chiamare Mamba Nero, tenendo in scacco la polizia. Solo una persona può fare al caso suo: il giornalista e hacker Enrico Radeschi. È tempo che rientri in servizio, ovunque si nasconda da otto anni. Comincia una vera e propria partita a scacchi con Mamba Nero, che continua a mietere le sue vittime, ispirandosi a Leonardo da Vinci. Enrico Radeschi è tornato!"

Radeschi torna così nella sua Milano e quasi stenta a riconoscerla tali sono i cambiamenti che ne hanno trasformato la skyline e non solo nel dopo Expo. Sempre uguale ed immutabile invece la sua Vespa: "La scorgo ancora prima che mi venga indicata. Piena di polvere e dimenticata in un angolo: il Giallone. La mia Vespa del 1974 ridipinta a bomboletta color giallo canarino. (...) L'ora successiva la trascorro a ripulirla, smontarla, oliarla, coccolarla. Quando possiedi una Vespa d'epoca* sai di avere una missione. Ogni giro in sella te lo devi guadagnare, niente va mai dato per scontato."
Un thriller in piena regola con una trama in equilibrio tra la novella noir e il giallo di indagine dove nulla è mai quello che sembra, che gioca con il lettore, prova a spiazzarlo e spesso ci riesce. Una narrazione che si avvicina molto a quella di genere delle grandi penne d'oltre Atlantico.

Paolo Roversi in questo inizio del 2018 torna in libreria con una doppia uscita. In contemporanea a "Cartoline dalla fine del mondo" esce anche un altro romanzo con Radeschi protagonista, "Blue tango", nuova edizione aggiornata e corretta di un romanzo uscito una prima volta nel 2006 per i tipi di Stampa Alternativa, riproposto nel 2012 da Mursia con un altro titolo "La marcia di Radeschi" e che ora entra a far parte del catalogo dell'editore Marsilio.

* Il mio ruolo di recensore vespista mi impone una tiratina di orecchi per la topica in cui è incorso l'art director che ha impaginato la copertina di "Cartoline dalla fine del mondo". Se da una parte è bello e sacrosanto che in bella mostra campeggi una Vespa gialla giusto sarebbe un piccolo sforzo in più e riprodurre un modello degli anni '70 e non quello di una Vespa di ultima generazione. Un po' come se sulla copertina della biografia del Barone Rosso al posto del suo celeberrimo triplano fosse riprodotta l'evoluzione in cielo di un caccia della Seconda Guerra Mondiale: che c'azzecca?

Paolo Roversi
CARTOLINE DALLA FINE DEL MONDO
Marsilio

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