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“... il 24 luglio 1978, sebbene non ancora quattordicenne, uscivo emozionatissimo, dopo tanta attesa, in qualità di unico proprietario, dall'officina della Piaggio di Corso Vittorio Emanuele a Castellammare di Stabia, in sella a una nuova, fiammante Vespa 50 Special bianca. Sì, proprio Lei, La Portentosa, ancora ignara, in quei momenti di teneri e un po' striduli scoppiettii da rodaggio appena all'inizio, delle alte gesta che il destino aveva già scritto per lei.”
Che questo Vespa-libro firmato da Mauro Pepe mi avrebbe dato delle soddisfazioni mi è stato chiaro fin da subito:
“Era il 1980 e noi avevamo entrambi quindici anni. Settembre era ormai inoltrato, in casa soli, nella pancia “le farfalle”. Dopo un'attesa spasmodica, sebbene non lunga, il giorno della partenza era finalmente arrivato: Alfonso, il mio amico fraterno e io, Mauro, stavamo per metterci in viaggio alla volta di Roma, in sella a La Portentosa, la mia Vespa 50 Special, bianca, modificata con gruppo-motore 90cc, sella 125 ET3 Primavera, marmitta Sito, portapacchi posteriore, customizzazione “must” dell'epoca...”.
Sono bastate queste poche righe che nel primo capitolo seguono l'incipit per capire che la storia di questo viaggio in Vespa – una storia vera, come specificato in copertina – un viaggio tutto sommato breve, in fondo sono poco meno di trecento i chilometri che separano Gragnano (NA) da Roma– in realtà sarebbe arrivato molto più lontano.
L'unità di misura che dà valore a questa esperienza non sono infatti i chilometri, non è la distanza, bensì il tempo. E il tempo non è quello impiegato per percorrere il tragitto che separa la partenza dalla meta viaggiando su strade secondarie, il tempo che dà valore a questo viaggio sono i quarantacinque anni trascorsi da allora a oggi che è stato messo su carta, un tempo lungo quasi quanto una vita che non è stato però sufficiente a far cadere quell'esperienza nel dimenticatoio, tutt'altro.
Quello di Mauro e Alfonso è un viaggio clandestino, a quindici anni non puoi fare a meno di dire ai tuoi genitori che hai deciso di andare a Roma, dagli zii, per avere ancora qualche giorno di vacanza negli ultimi giorni prima di tornare a scuola. A quindici anni però hai ancora intatta la beata incoscienza di lasciar credere che a Roma ci andrai con il mezzo di trasporto più logico, il treno, mentre invece tu e il tuo amichetto avete già deciso che questo non sarà un normale viaggio, questa sarà la vostra grande avventura!
Un'avventura in Vespa per un viaggio tanto clandestino quanto improvvisato, in un'epoca remota in cui l'unica maniera di pianificare un tragitto era seguire la via facendo scorrere la punta del dito su una riga colorata stampata sulla carta di una mappa stradale, ed è così che un viaggio in Vespa si fa pura emozione.
“... nessuna meta ci era preclusa! Era la sensazione, tutta nuova nella nostra vita, che quel vagare liberi ci stava facendo scoprire, inebriandoci.”
All'euforia della partenza si alternano i timori per le incognite che riserva il non sapere cosa troverai dietro la prossima curva, oltre quel bivio.
“Eravamo consapevoli del fatto che, a ogni chilometro percorso, potevamo imbatterci in un imprevisto, in un guasto meccanico, un fattore esterno non dipendente dalle nostre volontà o anche una qualsiasi cosa, dovuta alla nostra inesperienza...”.
Ma l'emozione vera sta soprattutto in quel senso di libertà che più ti allontani da casa più si fa sentire, sta nella meraviglia di lasciarsi sorprendere da ciò che si offre al tuo sguardo lungo la via. Il bagliore di una scheggia di luce riflessa dalle acque del mare lungo una strada che scivola accanto a una spiaggetta di cui, fino a un minuto prima, ignoravi l'esistenza. Un minuto dopo sei lì, a mollo, a fare il bagno tra le onde, incredulo.
“... quell'improvviso sguazzare nell'acqua, il ritemprante rilassarsi, un ulteriore inaspettato sussulto regalatoci da quella giornata che non smetteva di riservare sorprese!!!”
L'arco temporale in cui si svolge il racconto di certo è troppo breve per poter parlare di un vero e proprio romanzo di formazione, è indubbio però che l'esperienza vissuta dall'autore abbia contribuito a formare la persone che è poi diventata.
Nella prima parte del volume l'autore alterna al racconto "on the road" i ricordi delle vacanze della sua infanzia, ricordi che colorano le sue pagine di una dimensione nostalgica nella quale, ciascuno a modo suo, tanti lettori potranno riconoscersi.
I giorni trascorsi nella capitale sono una storia nella storia, i due giovani viaggiatori entrano da subito in perfetta sintonia con la compagnia di amici dei cugini romani. Mauro fa amicizia con Elisabetta, una ragazza del gruppo, “Era bella Elisabetta (…) con i suoi capelli biondi e gli occhi ambra (…) e gli stivaloni Camperos abbinati a un vestitino leggero...”. Una simpatia immediata e reciproca che sboccia in un sentimento di affetto ricambiato, una relazione tra ragazzi sulla quale pesa inesorabile il conto alla rovescia dello scorrere dei giorni che li separano dal distacco, con l'incognita su quale futuro potrà mai avere la loro relazione:
“La Portentosa ci allontanava, procedendo lentamente, mestamente, mi verrebbe da dire, e senza che io nemmeno me ne accorgessi. Avanzava quasi da sola, come a non voler acuire i miei patemi, evitando di reclamare attenzione nella guida, mentre io mi chiedevo se, intanto che mi indicava la strada, rimanendo in silenzio come me, l'intento di Elisabetta, nell'aver voluto che restassimo soli, fosse proprio quello di comunicarmi “la decisione più triste”.
Non faccio spoiler e lascio al lettore il piacere di scoprire come proseguirà la storia tra Elisabetta e Mauro, così come voglio lasciare al lettore la curiosità di scoprire anche come mai per il titolo di questo volume sia stato scelto di citare il titolo dell'album – ai tempi si chiamavano anche LP – che sancì la definitiva consacrazione di Pino Daniele quale artista di valore assoluto nel panorama italiano e non solo.
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Mauro Pepe, la Vespa in foto non è La Portentosa ma è la 50 Special di un amico. Photo Credit: Gianni Cesariello |
Nota finale:
il mio ruolo di vespa-recensore mi impone di non poter ignorare l'unica piccola/grande pecca di questa pubblicazione, la grafica di copertina. Scegliere la silhouette di una Vespa quattro tempi di ultima generazione per illustrare un racconto che parla di un viaggio in Vespa compiuto negli anni '80 a bordo di un modello uscito alla fine degli anni '60, la Vespa 50 Special ovvero il vespino per antonomasia, è un “refuso” gravissimo e imperdonabile!
In collaborazione con Delta3 Edizioni che ringrazio per la disponibilità.