Un Balzo nella Storia

 .
(segnalazione) dalla sinossi editoriale:
.
dal Caucaso al Vicino Oriente con la Vespa
Mario Pecorari
Nomadistas Editore

“Il desiderio di percorrere in Vespa, insieme a mia moglie Sandra, le strade che hanno segnato la storia del nostro mondo.
15.000 chilometri percorsi tra giugno e agosto 2014 attraverso Slovenia, Croazia, Serbia, Bulgaria, Turchia, Georgia e Armenia.
Un viaggio che è stato un crescendo di emozioni, di incontri con vespisti e non, persone felici di raccontare a un viaggiatore storie e aneddoti che lo rendano meno straniero.”

dello stesso autore:

Un cadavere in redazione

.

“L'aria era calda. La Vespa partì al primo colpo. E così, il tram, che stava per stamparsi sul suo culo. Invece, per fortuna gli si stampò nelle orecchie il «Sei un grande pirla!» del tranviere. Grande Pirla con Grande Vespa, pensò...”.
Il Grande Pirla sulla Grande Vespa protagonista del romanzo scritto a quattro mani da Manca e Colla risponde al nome di Carlo Passi, cronista di nera del quotidiano “Il Giorno”. La Grande Vespa è ciò che gli resta dopo che mani ignote hanno distrutto dandole fuoco la sua “Rossa”, un'Alfa Romeo Giulietta Spider. La Grande Vespa invece è beige: “...se ne stava lì appoggiata al marciapiede (…). Non era un'alternativa, ora era il mezzo di locomozione. L'unico.”. È con lei che Carlo Passi si muove per le strade della Milano del 1963. Enrico Mattei – presidente dell'ENI nonché fondatore del quotidiano per cui lavora – è morto da qualche mese, vittima di un incidente aereo che definire sospetto è dire poco. Un episodio ancora oggi controverso della storia recente del nostro paese la cui ombra resta a margine della trama di questo noir. Carlo Passi si trova tra le mani un misterioso incartamento che getta una luce inquietante su quelli che in apparenza potrebbero essere catalogati come delitti di ordinaria criminalità, ma la posta in gioco sembra essere molto più alta: una trama di potere che potrebbe mettere in pericolo la stabilità nazionale della ancora giovane democrazia italiana. L'indagine con i suoi sviluppi porta il lettore a conoscere una città assai diversa dalla Milano da bere che verrà, una metropoli con le radici nelle cascine di periferia e l'anima nelle case di ringhiera. La descrizione dei luoghi è accurata, nelle pagine ambientate in redazione si respira l'aria pesante di quando fumare in ufficio era la normalità. Quando la scena si sposta in trattoria purè e mondeghili ingolosiscono il lettore.
“... la Vespa correva lungo i bastioni di Porta Volta. Sara era seduta dietro con le gambe di lato. Le braccia cingevano i fianchi di Carlo con una stretta gentile. Lui pensò che era tanto che non andava in scooter con una ragazza (…). Ora si sentiva tanto sul set di Vacanze Romane. La Sara un pochino assomigliava all'Audrey Hepburn, sottile com'era...”.
Le storia d'amore tra Carlo e Sara si intreccia a quella di violenza e potere tra uomini delle istituzioni senza scrupoli, faccendieri e doppiogiochisti. Gli ingredienti per un thriller ad alta tensione ci sono tutti, la narrazione è serrata – la vicenda si svolge e si risolve nell'arco di pochi giorni – ma ci vogliono parecchie pagine prima che la storia prenda il volo. Colpa forse dei numerosi personaggi che si affacciano in questo romanzo, sono tanti, memorizzarli e definire per ciascuno il proprio ruolo non è cosa semplice e nella prima parte del libro il rischio di perdere il filo della narrazione è concreto. Una lettura comunque godibile per la capacità dei due scrittori nel dipingere il quadro di un'epoca vista con simpatia anche da chi non l'ha vissuta, il tutto impreziosito dalla citazione di marche e prodotti ormai desueti, dall'Amaro 18 Isolabella all'impermeabile Rhodiatoce, dalle Nazionali Senza Filtro al Terital, cose di un tempo ancora ben presenti nell'immaginario collettivo di quegli anni, come anche la Vespa, la cui presenza nel romanzo, è bene specificarlo, è in dosaggio omeopatico.

Sinossi editoriale: Siamo nel 1963. I Beatles cantano Please, Please Me; in Italia le elezioni vedono uno spostamento di voti dal centro a sinistra e le trattative per formare il governo stentano. In una Milano di case di ringhiera, tram e osterie, si muove sulla sua Vespa Carlo Passi, trentenne diviso tra passione e cinismo. Lavora in un quotidiano nato da poco che sta cambiando il modo di fare giornalismo. È stato appena lasciato dalla bellissima collega Enrica Sala che lavora alla tv di Stato. Indagando sull’omicidio di due camionisti legato al traffico di petrolio, inciampano tutti e due in qualcosa di più grosso e inquietante. La Giulietta Spider di Carlo viene bruciata, qualcuno sta cercando una cartellina affidata al protagonista da un magistrato, ma la trama è destinata a infittirsi dando vita a un giallo che si svolge nell’arco di pochi giorni in mezzo a rapimenti, drammi sentimentali, confessioni dal passato e continui colpi di scena. Sullo sfondo: la morte di Enrico Mattei e le strutture parallele di una fragile democrazia. Tra storie d’amore, di servitori e traditori delle istituzioni, di faccendieri e coraggiosi idealisti, si dipana un noir avvincente che è anche un’incursione nel mondo del giornalismo nel cuore di una città che sta rinascendo e di un Paese che sta perdendo la sua innocenza.

Il luogo dove acquistare i libri sono le librerie, meglio ancora se sono librerie indipendenti. Se proprio non potete fare a meno di acquistare i vostri libri online prendete in considerazione di non rivolgervi al Moloch che ha monopolizzato gli acquisti online: sappiate che questo libro è disponibile tra i titoli a catalogo della LIBRERIA UNIVERSITARIA: acquistandone una copia attraverso i link pubblicati in questo Weblog una piccola percentuale della vostra spesa contribuirà al mantenimento di “Chilometri di Parole in Vespa”. Grazie!

Dodici giorni

.

Dodici giorni. Meno di due settimane. Un periodo di tempo sufficientemente lungo perché un viaggio possa definirsi tale? Qualcuno potrebbe obiettare: dipende dai chilometri percorsi. Nello specifico “...più di quattromila”, chilometraggio certificato da un non meglio identificato “strumentino montato sulla Vespa di Enzo”, compagno di viaggio di Paolo Galmacci che ha condiviso con l'autore la strada narrata in queste pagine. Come spesso accade però a fare di un tragitto un viaggio non sono la quantità di giorni passati per strada o le migliaia di chilometri percorsi in quel determinato arco di tempo, ma piuttosto la sensibilità individuale di chi si trova a percorrere quel tragitto e la sua capacità di assorbire sensazioni e stati d'animo.

- Ma dove volete andare?
- In Belgio.
- In Belgio?
- Sì, andiamo al raduno mondiale delle vespe...
- Ehi, hai sentito? Questi devono arrivare in Belgio! Però di qui non vi conviene, dovete prendere l'autostrada.
- Noi non facciamo l'autostrada.
- Ah, già, la Vespa non ci può andare!
- No, le nostre vespe ci possono andare, siamo noi che non vogliamo, ci piace fermarci quando ci pare, osservare i posti, parlare con la gente...

Per partire, a volte, serve un pretesto. In questo caso la scusa per riempire lo zaino, caricarlo sul portapacchi e partire in sella ai propri scooter sono stati i Vespa World Days edizione 2013, che quell'anno si tennero ad Hasselt, in Belgio. Galmacci è più un vespista da strada che da vesparaduni, ma l'occasione di tornare in Belgio in sella al suo PX è troppo ghiotta. Il Belgio infatti, in qualche maniera, è stata una costante nella vita dell'autore, un paese che più volte ha incrociato la strada della sua vita. Era belga “una ragazza per niente carina” che fu il contatto epistolare che gli venne assegnato quando ancora era studente. E fu un belga anche il professore con cui condivise l'esperienza di uno scambio di docenti in ambito CEE, nei primi anni '90, esperienza lavorativa che lo portò a vivere per qualche tempo proprio nella cittadina capoluogo della provincia fiamminga del Limburgo belga. All'emozione del viaggio si somma quindi quella di tornare, a una ventina d'anni di distanza, in quella stessa città. Con il mega vesparaduno mondiale a fare da sfondo l'autore si trova a rivedere luoghi del suo passato che lo portano a ricordare quei suoi giorni da professore in trasferta. La solitudine vissuta, le difficoltà ad ambientarsi, e il caro ricordo delle persone che gli furono amiche. A distanza di tanto tempo rintracciarli non è cosa semplice ed è grande l'emozione di ritrovarne alcuni e trascorrere almeno qualche ora in loro compagnia. Quando il grande evento vespistico si chiude e le migliaia di partecipanti fanno rotta verso casa, l'autore e il suo compagno invece di  puntare il manubrio dei loro scooter verso sud fanno rotta verso nord, destinazione Amsterdam. Arrivare fino ad Hasselt è stata una lunga trasferta ma in qualche modo il viaggio vero, per l'autore e per i suoi lettori, inizia adesso. 

“Dopo un'oretta di viaggio in assoluta solitudine ci troviamo in un groviglio di cavalcavia, di autostrade a quattro o cinque corsie, di direzioni contrastanti in gallerie e sopraelevate. (…) La magnifica Anversa ci accoglie sotto una pioggia fine e tediosa.”

Paolo Galmacci è un docente e il suo è uno scrivere colto, senza però mai prendere toni professorali. La descrizione dei luoghi non è mai banale ed è bravo nel cogliere dettagli grazie ai quali il lettore si trova a viaggiare con lui in queste sue pagine. La narrazione si snoda tra le vicissitudini del viaggio, tra la ricerca di stanze a un prezzo decente e la necessità di trovare l'aiuto di un meccanico o di un gommista, col maltempo che costringe a fermarsi sotto i ponti per attendere che spiova. Ad inframmezzare la cronaca del tempo trascorso in sella un prezioso corollario di interessanti nozioni geografiche e politiche, perché viaggiare non è solo conoscere un paese nel momento in cui lo si attraversa ma anche conoscerne la storia, gli usi e i costumi. Una lettura piacevole quanto una chiacchierata tra vespisti al tavolo di un pub, dove tra una birra e l'altra è bello ascoltare i racconti di viaggi che solo la Vespa riesce sempre a trasformare in avventure.

“Va detto qui di sfuggita che un problema tipico della Vespa è proprio questo: si tratta di un mezzo di trasporto così straordinariamente versatile che ci puoi andare dappertutto; quindi non ci rinunci proprio mai, ce l'hai sempre attaccata al sedere, la Vespa, anche quando potresti ragionevolmente andare a piedi. Così accade che il vespista cammina poco, alla lunga gli si infiacchiscono le gambe e gli cresce un po' la pancia. Ma diciamo che ne vale la pena, è un male tutto sommato sopportabile in cambio di tutto il resto che la Vespa ti fa scoprire e godere.”


***

Il luogo dove acquistare i libri sono le librerie, meglio ancora se sono librerie indipendenti. Se proprio non potete fare a meno di acquistare i vostri libri online prendete in considerazione di non rivolgervi al moloch che ha monopolizzato gli acquisti online: sappiate che questo libro è disponibile tra i titoli a catalogo della LIBRERIA UNIVERSITARIA: acquistandone una copia attraverso i link pubblicati in questo Weblog una piccola percentuale della vostra spesa contribuirà al mantenimento di Chilometri di Parole in Vespa. Grazie!

Alcune copie di questo libro sono nella disponibilità dell'autore, se qualcuno desiderasse acquistare una copia autografata con dedica può contattarlo direttamente via mail: paolo.galmacci@gmail.com … e mi raccomando, dite che vi manda Chilometri di Parole in Vespa!


Il giro del mondo a 80 all'ora

.
Il giro del mondo a 80 all'ora
Luca Capocchiano
La Caravella Editrice

“Che cos'è l'impossibile? Impossibile è un concetto relativo: una cosa viene considerata impossibile fino a quando non arriva qualcuno, magari un pazzo o un deficiente, che ci prova e ci riesce. Da quel momento quella cosa smette di essere impossibile.”

Con queste parole Luca Capocchiano ha chiuso il suo intervento ai TEDx di Genova, nel novembre del 2016. Un paio di anni prima, nell'ottobre del 2014, Luca era partito in sella al suo TS proprio da Genova, la sua città, con il proposito di compiere il giro del mondo “a 80 all'ora”, parafrasando il titolo del famoso romanzo di Jules Verne. Che fare il giro del mondo in Vespa non sia qualcosa d'impossibile l'aveva già ampiamente dimostrato – e raccontato - il compianto Giorgio Bettinelli. Luca quindi non è un pazzo, e mi sento di dire con ragionevole certezza che sia tutt'altro che un deficiente. È invece una persona caparbia e determinata nel raggiungere gli obiettivi che si prefigge, anche se il suo approccio a questa grande impresa non si può dire sia stato pianificato nei minimi dettagli, e potrebbe fare pensare il contrario.


Luca può essere definito un viaggiatore old school: niente GPS o TomTom ma mappe cartacee per cercare la strada. Zero abbigliamento tecnico, nemmeno i guanti, che erano di pile. Nessun assortimento di carte di credito nel portafoglio ma una normalissima tessera bancomat, il più delle volte sputata con sdegno dagli ATM di ogni paese. Stesso approccio per la sua Vespa, senza nemmeno il parabrezza a proteggerlo, il che sarebbe il meno visto che su quella Vespa, spesso e volentieri, fanale e freni non funzionavano.

A leggere queste pagine si percepisce il progressivo aumento di consapevolezza del suo essere viaggiatore. Non che gli mancasse esperienza, di viaggi ne aveva già fatti parecchi, ma questo suo giro del mondo è stato proprio un voler gettare il cuore oltre l'ostacolo per spingersi in una dimensione personale che ancora gli era sconosciuta. Le prime settimane del suo cammino, dall'Italia fino alla Turchia, ricordano molto gli stessi chilometri percorsi nei primi passi del Bettinelli neo Vespa-globetrotter, in viaggio “da Roma a Saigon”. C'è la stessa ingenuità, lo stesso stupore per ogni piccola vicenda del viaggio. Nei primi capitoli ogni situazione è descritta minuziosamente e la narrazione può risultare un po' leziosa e ridondante, ma con il procedere del cammino la sua sensibilità si affina, focalizzandosi su quelli che sono gli aspetti davvero meritevoli di essere riportati. Luca è un viaggiatore solitario e nel suo racconto è inevitabile che ci sia tanto di personale, e in questo dimostra di essere un reporter onesto, senza alcuna remora nel raccontare quelle che sono le sue debolezze e i suoi  errori. Dall'improbabile equipaggiamento all'errata valutazione delle distanze, senza nascondere i momenti di sconforto per i problemi meccanici che il suo TS, complici le condizioni infernali delle strade che incontra, gli garantisce con generosa regolarità.

“Non ho i ricambi cazzo, non ho portato con me neppure un pistone di scorta, neppure due fasce! La fretta di partire, maledetta consigliera. Maledico la mia disorganizzazione, mi insulto e vorrei menarmi...”.

Forte della sua determinazione per Luca ogni tappa portata a termine ha il sapore della conquista, e più la sua Vespa lo porta lontano più cresce lo stupore per i traguardi raggiunti:

“Sono arrivato fin qui dall'Italia con una giacca da snowboard, uno scaldacollo e i guanti da sci (…) uno zaino e un borsone non impermeabili, che quando piove mi costringono a fasciare tutto con i sacchi neri della spazzatura”.

È un viaggiatore solitario ma quando si ferma non è mai solo o abbandonato a se stesso, a ogni sosta c'è sempre qualcuno che si fa avanti per semplice curiosità, molto spesso per offrire aiuto. Un'umanità differente per lineamenti, colore della pelle o religione a cui fa da denominatore comune la gentilezza e una disponibilità disarmante, quando l'aiuto insperato arriva magari dagli ultimi tra gli ultimi. Ma il vero compagno di viaggio di Luca è il suo TS, la sua Vespa pitturata di giallo che non sposta soltanto il suo corpo e il suo bagaglio ma anche la sua anima, e quando un rapporto è tanto stretto è normale condividere tutti i momenti, quelli della gioia e quelli della rabbia:

“Basta maledizione, basta! Ringhio al TS che, vigliacco, tace, ma il suo silenzio omertoso mi imbestialisce ancora di più. (…) Lo voglio punire! Gli ho già dato un sacco di cazzotti nei giorni precedenti e l'ultima volta pensavo di essermi rotto un metacarpo. (…) Lo colpisco ancora sulle scocche e sullo scudo anteriore, mentre il TS incassa come il miglior Cassius Clay...”.

Odio e amore: “Guardo il TS. Quelle ruotine hanno rotolato davvero per un bel pezzo di crosta terrestre per portarmi fino a qui. Lenta e cocciuta, ostinata e in affanno, zoppa e tenace, in qualche modo avanti sempre”.

Questo libro nonostante le sue 478 pagine, come riporta la dicitura in copertina narra solo  la prima parte del giro del mondo di Luca Capocchiano, dalla partenza di Genova all'arrivo a Singapore, e si conclude con l'imbraco del TS alla volta dell'Australia. In un prossimo futuro quindi appuntamento in libreria per leggere il prosieguo di questa grande avventura, prima attraverso l'Outback australiano, per poi balzare in Sudamerica e dopo averne percorso buona parte superare l'Atlantico alla volta dell'Africa, quindi Europa per andare a chiudere il cerchio a Genova da dove era partito undici mesi prima.



“Io quell'orizzonte sono disposto a sfondarlo, ad andarci a sbattere contro se necessario, ma non permetterò a niente e a nessuno di fermarmi”.

Il giro del mondo a 80 all'ora
Luca Capocchiano
La Caravella Editrice

Nel video da YouTube l'intervento di Luca Capocchiano ai TEDx di Genova, tutto fa guardare!

Il luogo dove acquistare i libri sono le librerie, meglio ancora se sono librerie indipendenti. Se proprio non potete fare a meno di acquistare i vostri libri online prendete in considerazione di non rivolgervi al Moloch che ha monopolizzato gli acquisti online: sappiate che questo libro è disponibile tra i titoli a catalogo della LIBRERIA UNIVERSITARIA: acquistandone una copia attraverso i link pubblicati in questo Weblog una piccola percentuale della vostra spesa contribuirà al mantenimento di “Chilometri di Parole in Vespa”. Grazie!

CHERNOBYL - Viaggio in Vespa nel feudo del "Cesio 137"

.
(segnalazione)
CHERNOBYL
Il Viaggio in Vespa nel feudo del "Cesio 137"
Massimo Berlenga

brano tratto dalla pagina Facebook dedicata:

"Parto. Parto di nuovo. All’inizio, nel 2016 – quando per la prima volta pensai al viaggio verso Nord e decisi che, in qualche modo, lo avrei legato “ai ragazzi del CRO”, non avevo idea che ci sarebbe stato un seguito. Anzi, al ritorno, la fatica fisica era stata molta e mi ero detto che non ce l’avrei fatta a replicare. Non che avrei abbandonato, abdicato, lasciato, quell’idea di partecipare alla vita più difficile di altre persone. Infatti, in questi anni, ho avuto la fortuna di aver molte esperienze con persone e realtà “diverse”. Ho incontrato un carico di umanità e di storie che mi hanno sempre lasciato un segno sulla lavagna delle emozioni. Amo guardare, ascoltare, curiosare, vedere, sentire. Mi piacciono i luoghi, che a volte sono meravigliosi senza altra aggiunta. Ma più spesso mi piacciono le persone che li abitano, con le loro storie. E questa è per me la strada. Come sempre, quando cominci a camminare, con qualcosa in mente, non sai cosa succederà. Così, se quello che ho disegnato, con la matita rosa come si faceva una volta cerchiando i punti importanti, è un tragitto con delle annotazioni di programma, e conosco il punto di arrivo, tutto il resto non lo so. So solo che, come in tutte le cose della vita, quando inizi, il mondo si apre. E il tuo progetto, che pareva definito, si riapre senza confini.

Sono pronto, quindi, Per ripartire.

Se, come dicevo, nel 2016, la spinta era stata quella di portare un sorriso – per un attimo, poi – ai “bambini del CRO” (e grazie a tutti voi che mi avete aiutato a donare questo impagabile sorriso), qualcosa adesso si è aggiunto. Sarà che quando ti avvicini a mondi prima sconosciuti, alcuni pensieri diventano più semplici, meno retorici. Non c’è bisogno di colorare nulla. E’ tutto lì. Così mi è venuto quasi naturale tirare una riga tratteggiata tra Aviano e Chernobyl. Il grande disastro che si è trascinato sui cieli di mezza Europa, lasciando cadere a terra le sue polveri radioattive e mortali. Un santuario dell’incuria (la chiamo così) umana a 2000 km da casa. Come molti altri luoghi nel mondo. Perché è questo che ho pensato molte volte: già si soffre per cose che conosciamo poco. Ma soffrire per la nostra stessa mano, mi pare una follia. Ed è per me un’incomprensibile follia una delle tappe che ho cerchiato in rosso, sulla mia mappa: i campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau.

Ecco, questo sarà il viaggio.

Che cosa mi aspetto? Mi aspetto di imparare ancora di più a vivere il momento. Perché il tempo è una dimensione inventata. A raccogliere tutto il bello che mi circonda. A dire “ai ragazzi del CRO” di tenere duro. Di provarci ancora. Di non mollare. Che io ci sono. Che noi ci siamo. E mi piacerebbe, con questa mia storia, semplicemente aiutare a colorare un po’ questi giorni. Perchè i colori danno forza".


Contatti: SCRIVIMI UNA MAIL!

Sei autore di un Vespa-libro, oppure sei un editore e ne hai pubblicato uno? Manda una mail e ti darò istruzioni per l'invio di una copia saggio. Scrivi a: lorenzo205@libero.it