Pinky in Vespa

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Spesso e volentieri – e in questo Webolg gli esempi non mancano – autori di narrativa dei generi più diversi hanno fatto di una Vespa un protagonista delle loro storie, anche se meglio sarebbe dire co-protagonista in quanto il “ruolo” dell'iconico scooter della Piaggio, per quanto significativo, di norma è marginale nel contesto della trama.
Non è questo il caso di PINKY IN VESPA, agile romanzo firmato da Massimo Conti, entrato a far parte della collana “Voci” per i tipi di Scatole Parlanti.

«Hai presente Poppo, quello della lavanderia? Ci paga per portare fin lassù una vecchia Vespa (...)».
«Ma tu non ci sei mai salito sopra».
«È un mezzo catorcio che non fa più dei sessanta all'ora».
«Comunque fate attenzione. Paga bene almeno?».
«Sì, ne vale la pena. Un lavoretto di tutto riposo».

Un libro questo che si può ascrivere al genere “on the road” della narrativa di fiction: la trama corre alla velocità della Vespa muovendosi da sud a nord dell'italico Stivale, per la precisione dal “tacco” pugliese all'est dell'estremo peduncolo friulano. È infatti Trieste, città di confine, la meta finale del viaggio che, in sella alla Vespa protagonista della storia, vede alternarsi alla guida Alan, ragazzo di periferia alla costante ricerca di qualcosa da fare per mettere qualche soldo in tasca, e la sua cara amica Pinky, intraprendente fanciulla dal pollice verde - per arrotondare coltiva erba ricreativa nell'orto del nonno - che non fa mistero del suo essere una lesbica felice. A legarli c'è “un'amicizia intima basata sulla fiducia reciproca” ma Alan, nonostante la posizione di Pinky a riguardo non si presti a equivoci, è convinto che il suo fascino prima o poi convertirà l'amica all'eterosessualità, così che la loro bella amicizia sbocci in qualcosa di più profondo. Va da sé che Alan spera che il miracolo accada proprio stando a tu per tu con Pinky nel corso del viaggio.

«Io ti amo».
«Lascia perdere, non guastiamo tutto: l'amore è una gran fregatura».
«E cosa ci faccio io di questo mio amore per te?».
«Usane un po' per rendermi felice. Senza consumarlo. Quello che avanza donalo a qualcun'altra. Ecco cosa devi farne e lascia che io sia me stessa. In fondo mi ami per questo motivo, perché sono irrimediabilmente Pinky».

Due ragazzi pieni di sogni più grandi di loro che vivono arrangiandosi con mille espedienti, il più delle volte al limite della legalità, lavoretti occasionali che ai loro occhi appaiono come “soldi facili”, tipo mettersi in sella a una vecchia Vespa per andare a riconsegnarla dopo un lungo viaggio al misterioso proprietario. Che ci sia sotto qualcosa di strano è palese. Logica vorrebbe che per riconsegnare uno scooter, lo si carichi su un furgone così che arrivi integro a destinazione nel giro mezza giornata, ma così non è. L'incarico del trasporto itinerante viaggiato su strada arriva da un personaggio ambiguo, tale Peppo, che alla luce del sole gestisce una lavanderia che pare essere la copertura di un altro suo opaco business, il trafficante di scooter.

«Ma questa ci arriva a Trieste?» chiese Pinky con sarcasmo. Alan cercò di zittirla tirandole il lembo della maglia.
«È molto bella» disse, cercando di essere il più convincente possibile.
«Con la Farobasso ci potresti andare in capo al mondo. È una moto molto ricercata dai collezionisti (…). Questa è del '51. Restaurata con pezzi originali...»

Pattuito il compenso e riempito lo zaino con qualche bagaglio Alan e Pinky si mettono in strada per un viaggio che ben presto prende i toni di una bella vacanza vagabonda. Dato però che fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio, Peppo per assicurarsi che l'operazione di consegna della Vespa fili via liscia e senza intoppi (e che i due ragazzi non facciano i furbi alle sue spalle), a loro insaputa gli mette alle calcagna un suo scagnozzo.


Cosa avrà mai di speciale questa Vespa per meritarsi tutta questa attenzione? Chi sarà mai il misterioso personaggio che a Trieste attende con ansia di poter avere quella Vespa nel suo garage? Riusciranno i due ragazzi a completare la missione? L'amore etero trionferà? Ma soprattutto, riusciranno i nostri eroi a tornare a casa sani e salvi? Anche perché i due giovani protagonisti a un certo punto della storia penseranno bene di complicarsi, e non poco, la vita: ruberanno la Vespa, chiederanno un riscatto e faranno incazzare tutti quanti.

La vicenda è ambientata nell'estate del 1991 e in quel periodo, lì, a un passo dal confine con quella che  ancora per poco si sarebbe chiamata Jugoslavia, tirava davvero una brutta aria, aria di guerra, i cui "effetti collaterali" nel finale della storia andranno a intrecciarsi con le tribolazioni dei due giovani protagonisti.

C'è un unico “neo” ma bello grosso (vespisticamente parlando) in questa pubblicazione: la copertina del volume. Il mio ruolo di inflessibile recensore in chiave vespistica mi impedisce di tacere. Il bel disegno di copertina raffigura due ragazzi lanciati in corsa su una Vespa PX bianca, con tanto di cupolino come andava di moda tra i vespisti negli anni '90... accessorio e modello di Vespa che però non c'azzeccano nulla con la “Farobasso” protagonista della storia, che tra l'altro non è nemmeno una Farobasso qualsiasi, bensì una ben precisa Farobasso che tantissimi hanno visto e che tutti quanti conoscono, almeno di fama (no spoiler: lascio il piacere di scoprire di quale Farobasso si tratta a chi vorrà leggere il romanzo).



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Omicidio in Borgo Ognissanti

(segnalazione)
dalla sinossi editoriale:

Firenze, primavera 2018. Un noto imprenditore edile viene assassinato nel suo Studio nel centro di Firenze. La Polizia indirizza le indagini su Michele Esposito e Antonio De Rosa, esponenti della Camorra presenti nel territorio fiorentino da anni. Giammaria Di Martino, avvocato penalista, assiste i due camorristi. Dante Tressette, praticante avvocato, svolge, per conto dello Studio Di Martino, le indagini difensive. Dante racconta, in una sorta di diario, le sue giornate di lavoro (e non solo) vissute nel periodo in cui ha seguito il caso. Lui stesso non ci capisce niente (o quasi) fino alla fine.


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