CHERNOBYL - Viaggio in Vespa nel feudo del "Cesio 137"

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(segnalazione)
CHERNOBYL
Il Viaggio in Vespa nel feudo del "Cesio 137"
Massimo Berlenga

brano tratto dalla pagina Facebook dedicata:

"Parto. Parto di nuovo. All’inizio, nel 2016 – quando per la prima volta pensai al viaggio verso Nord e decisi che, in qualche modo, lo avrei legato “ai ragazzi del CRO”, non avevo idea che ci sarebbe stato un seguito. Anzi, al ritorno, la fatica fisica era stata molta e mi ero detto che non ce l’avrei fatta a replicare. Non che avrei abbandonato, abdicato, lasciato, quell’idea di partecipare alla vita più difficile di altre persone. Infatti, in questi anni, ho avuto la fortuna di aver molte esperienze con persone e realtà “diverse”. Ho incontrato un carico di umanità e di storie che mi hanno sempre lasciato un segno sulla lavagna delle emozioni. Amo guardare, ascoltare, curiosare, vedere, sentire. Mi piacciono i luoghi, che a volte sono meravigliosi senza altra aggiunta. Ma più spesso mi piacciono le persone che li abitano, con le loro storie. E questa è per me la strada. Come sempre, quando cominci a camminare, con qualcosa in mente, non sai cosa succederà. Così, se quello che ho disegnato, con la matita rosa come si faceva una volta cerchiando i punti importanti, è un tragitto con delle annotazioni di programma, e conosco il punto di arrivo, tutto il resto non lo so. So solo che, come in tutte le cose della vita, quando inizi, il mondo si apre. E il tuo progetto, che pareva definito, si riapre senza confini.

Sono pronto, quindi, Per ripartire.

Se, come dicevo, nel 2016, la spinta era stata quella di portare un sorriso – per un attimo, poi – ai “bambini del CRO” (e grazie a tutti voi che mi avete aiutato a donare questo impagabile sorriso), qualcosa adesso si è aggiunto. Sarà che quando ti avvicini a mondi prima sconosciuti, alcuni pensieri diventano più semplici, meno retorici. Non c’è bisogno di colorare nulla. E’ tutto lì. Così mi è venuto quasi naturale tirare una riga tratteggiata tra Aviano e Chernobyl. Il grande disastro che si è trascinato sui cieli di mezza Europa, lasciando cadere a terra le sue polveri radioattive e mortali. Un santuario dell’incuria (la chiamo così) umana a 2000 km da casa. Come molti altri luoghi nel mondo. Perché è questo che ho pensato molte volte: già si soffre per cose che conosciamo poco. Ma soffrire per la nostra stessa mano, mi pare una follia. Ed è per me un’incomprensibile follia una delle tappe che ho cerchiato in rosso, sulla mia mappa: i campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau.

Ecco, questo sarà il viaggio.

Che cosa mi aspetto? Mi aspetto di imparare ancora di più a vivere il momento. Perché il tempo è una dimensione inventata. A raccogliere tutto il bello che mi circonda. A dire “ai ragazzi del CRO” di tenere duro. Di provarci ancora. Di non mollare. Che io ci sono. Che noi ci siamo. E mi piacerebbe, con questa mia storia, semplicemente aiutare a colorare un po’ questi giorni. Perchè i colori danno forza".


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