8 - 8 alle 8

(segnalazione editoriale)
dalla prefazione di Andrea Liotti:

“(...) … a Capo Nord ci si arriva con qualunque mezzo. Quello che fa la differenza è l'umano: e loro hanno fatto la differenza. Il casco talvolta diventa un luogo troppo piccolo dove far stare tutto quello che abbiamo in testa e accoglie le nostre paure, le gioie, le lacrime, i sorrisi coniugando ognuno di questi sentimenti come se fosse un racconto di vita. Tutta via ci sono emozioni che non si riescono a trasmettere se non attraverso un resoconto preciso e puntuale delle tappe e degli indovinelli che ogni viaggio propone”.

Scrive nelle sue pagine Mauro Calcinotto:
“Perché scrivere un libro. Perché penso sia una storia che merita di essere raccontata. Perché scrivere è per me un'esperienza nuova. Perché spero sia uno stimolo per altri viaggiatori. (…) Sono passati già due anni dal grande viaggio e non passa giorno che non mi torni in mente qualche immagine della nostra avventura. Una foto appesa al muro, la calamita sul frigo, la Vespa in garage, un sasso sulla scrivania, una foto sul telefonino (…) tutte cose che mi riportano alla mente momenti belli, meno belli, difficili, comunque tappe del nostro viaggio. Con il passare dei mesi fatico a ricordare i dettagli, i luoghi, le immagini e a collegare gli avvenimenti. Così ho pensato che fosse giunta l'ora di mettere nero su bianco il ricordo di tante belle esperienze vissute con gli amici, affinché non ne rimanga traccia solo nella mia labile memoria. Un diario di viaggio fotografico, da donare a coloro che hanno condiviso questa avventura, con la speranza che possa incuriosire e coinvolgere chi non c'era. Uno sforzo non banale, per chi non ha fatto della scrittura il proprio mestiere, che mi auguro possa essere comunque apprezzato dall'avventuroso che si nasconde in ognuno di noi”.

Sinossi:
8 - 8 alle 8 è un diario di viaggio fotografico che racconta la storia di tre amici, ragazzi degli anni ’80, con ancora tanta voglia di avventura. Carlo, Mauro e Tullio sono accomunati dalla passione per un soggetto iconico chiamato Vespa. Per anni sognano di intraprendere il grande viaggio, raggiungere Capo Nord a bordo delle loro amate due ruote.

Diecimila chilometri, da Solaro a Capo Nord e ritorno. I loro nobili mezzi, la Gina, la Giuggia e la Sandy faranno egregiamente la loro parte, non senza inconvenienti, dimostrando la bontà del progetto Vespa risalente a quasi ottanta anni fa. La Pandemia da Sars Covid 19 creerà loro non pochi problemi organizzativi. La caparbietà e determinazione nel perseguire l’obbiettivo faranno si che il progetto vada in porto.


Nel 2020 nonostante tutto il sogno diventa realtà. Fatica, freddo, gioie, dolori, stupore, stanchezza, inconvenienti, rinunce e delusioni saranno il sale di questa avventura.  Alla spedizione si aggregherà, strada facendo, il gruppo delle Wonders, tre dolci fanciulle determinate a condividere, con altri mezzi, cinquemila chilometri in compagnia dei vespisti. La loro presenza darà un tocco di classe al gruppo.
Un libro semplice, da bere in un sorso, che descrive bene il vivere quotidiano del gruppo, il lento incedere che porterà l’allegra brigata a raggiungere una delle mete più ambite dai motociclisti di tutto il mondo. E poi Capo Nordkinn, il vero punto più a nord del continente europeo, meta sognata e desiderata da Mauro. Luogo sperduto e desolato, metterà a dura prova il legame del gruppo. Qualche piccante inciso inserito qua e là con lo scopo di far riflettere il lettore su temi di attualità.

Mauro, due anni dopo il viaggio, decide di mettere nero su bianco l’esperienza. Dapprima affida il manoscritto nelle mani di una piccola casa editrice, poi, causa divergenti punti di vista, decide di produrre in proprio la sua piccola opera. L’esperienza di scrittore lo metterà a dura prova, a suo dire, tanto se non più del viaggio stesso.

8 - 8 alle 8
Mauro Calcinotto 
(pubblicato per conto proprio)

Questo libro non è in commercio attraverso i normali canali di distribuzione ma è possibile acquistarlo rivolgendosi direttamente via email all'autore: calcinotto.mauro@gmail.com 

Noi del Portogallo

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NOI DEL PORTOGALLO
(stampato in proprio)

Ringrazio Nicola Cazzato per avermi dato l'opportunità di leggere queste sue pagine che mi hanno confermato il pensiero positivo che avevo espresso "a scatola chiusa" quando grazie a un suo post su Facebook sono venuto a sapere di questa sua pubblicazione.

Grazie a una comune amica - la scrittrice Francesca Giommi - avevo avuto modo di sentirgli parlare di questo suo viaggio poco tempo prima della partenza, sarebbe stato il suo primo lungo viaggio in Vespa e la sua emozione era palpabile, le grandi aspettative e il timore prima di mettersi in strada per questa sua avventura.

Confesso che un po' ho invidiato le sue paure di "debuttante": l'adrenalina che si prova accingendosi a mettersi in strada per la prima volta è un'emozione irripetibile.

"Noi del Portogallo" è un vero e proprio diario di bordo, scritto giorno per giorno anche se non in presa diretta, ma che non perde la fedeltà di ogni minimo particolare, dal panino al pieno di benzina alle foto ricordo al ristorante.

Piccole istantanee preziose Nicola e per "voi" del Portogallo, ma anche per chiunque che leggendo queste pagine può ritrovare istanti simili vissuti in viaggio.
Ringrazio Nicola per avermi regalato la possibilità di leggere le sue pagine (e per la bellissima dedica!).

Questo volume è stato stampato in pochissimi esemplari dall'autore e non è in commercio.
 

In Centroamerica

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Paolo Luigi Zambon

I primi novanta giorni del suo viaggio in scooter in America Latina Paolo Zambon li aveva raccontati in INSEGUENDO LE OMBRE DEI COLIBRÌ, primo titolo da lui firmato per la Collana Orizzonti di Alpine Studio. Ne avevo scritto QUI e chiudevo la mia recensione auspicando di poter presto leggere il seguito di quella sua esperienza, auspicio che si realizza con la recente uscita del suo nuovo libro, IN CENTROAMERICA (nota: Zambon, sempre per la Collana Orizzonti di Alpine nel 2018 ha firmato anche VIAGGIO IN OMAN, il racconto di un'altra sua esplorazione in scooter – leggi QUI).

Ritroviamo quindi Zambon dove lo avevamo lasciato al termine del suo primo libro, in Honduras, in procinto di passare la frontiera con il Nicaragua in sella al suo scooter in compagnia di Lindsay, compagna di viaggio e di vita. Davanti a loro ci sono altri quattro mesi di viaggio lungo le strade del Centroamerica per addentrarsi nella realtà di paesi che nonostante siano tra loro confinanti riescono a offrire scenari ambientali e di vita assai diversi, che lasciano nel visitatore emozioni e sentimenti contrastanti. Il Costa Rica, Panama, il Guatemala, poi ancora l'Honduras e infine il Belize, viaggiati e narrati con il consueto “modus operandi” con cui Zambon usa accompagnare i suoi lettori.

“I suoi occhi d'un tratto parvero più grandi. Esclamò tutto esaltato che non pensava che uno straniero conoscesse le azioni compiute da Don Pepe sessantacinque anni prima: «Non è comune che un turista si interessi ai fatti storici del Costa Rica, magari in Messico o in Nicaragua ma qui la gente si perde tra le spiagge, i vulcani o le foreste tropicali». A quel punto toccò a me il ruolo del modesto dicendo che avevo letto qualche cosa solo superficialmente”.

Nelle sue pagine insieme al racconto del viaggio fisico attraverso i luoghi l'autore ama ripercorrere anche la strada dei trascorsi dei territori in cui si addentra, dalle vicende storiche più remote fino alle questioni politico sociali più recenti. Una manifestazione di consapevolezza, quasi sentisse l'esigenza di giustificare a quel modo la sua presenza di forestiero in quei luoghi, cosa di cui lui stesso pare essere consapevole.

“Per un attimo mi venne il dubbio di essere diventato una specie di avvoltoio in grado solo di sorvolare sopra nazioni traboccanti problemi e che per 'sventolare' invece della brezza avevo bisogno di disagio sociale, miseria, guerra e ingiustizie”.

Zambon non è certo un viaggiatore superficiale. Soprattutto nella prima parte del libro è palese quanto sia stato importante per lui documentarsi scrupolosamente su usi, costumi e tradizioni e trasmettere tutto ai lettori, tanto che la sua narrazione in alcune pagine si fa quasi fin troppo generosa di nomi, di dati e di cenni storico biografici. Ma con lo scorrere dei giorni, dei chilometri e delle pagine Zambon riesce a sentirsi sempre più a suo agio nei panni del viaggiatore di lungo corso quale lui è, e nella seconda metà del volume il libro, così come il viaggio, sboccia in un equilibrio finalmente perfetto tra le emozioni e le nozioni.

Quando le ruote dello scooter arrivano a solcare le strade del piccolo Belize, “parentesi anglofona in un mondo latino”, paese meno noto e battuto verso il quale inizialmente non ha forse particolari aspettative: “... per il Belize il piano di viaggio era ridotto all'osso. Fu forse la causa di un'assenza di esaltazione lungo i primi chilometri nel nuovo paese?”, la sua attenzione e il suo scrivere riescono a cogliere brillanti pennellate di colore attingendo da incontri e situazioni che possono apparire banali nel contesto di un viaggio di questa importanza, ma che in realtà lo sono solo in apparenza.


“Da una casa sciupata e con gli stampi dell'umidità color verde e nero usciva musica reggae e, da due amache appese a dei pali di legno azzurrino sfregiato e marcio, spuntavano due chiome da rasta nere come il petrolio e le dita dei piedi puntate verso l'alto...”.

Sebbene Zambon non viaggi da solo, così come nei suoi libri precedenti la presenza della sua compagna di viaggio Lindsay resta davvero marginale nel contesto della narrazione (così come quella del suo scooter*), una circostanza su cui si è portati a riflettere ma che nulla toglie al piacere della lettura. Personalmente, da appassionato di narrativa di viaggio, ho patito di più la mancanza di una mappa che graficamente ne disegni la geografia per geolocalizzare il viaggio e meglio comprenderne le distanze.

“Ora che il vento della felicità aveva ricominciato a soffiare poderoso e spirava verso sud, lì dove puntava l'ago della curiosità, ci attendevano giornate travolgenti. E a quel punto non sarei stato in grado di aggirare la domanda «Sei felice?».

Paolo Luigi Zambon

* vespisticamente doveroso precisare che il veicolo utilizzato da Zambon è genericamente definito "scooter" in quanto, pur assomigliandoci molto, una Vespa di fatto non è. Si tratta infatti del suo clone made in India, marca LML, modello Star de Luxe.

Questo libro è disponibile tra i titoli a catalogo della LIBRERIA UNIVERSITARIA: acquistandone una copia attraverso QUESTO LINK o gli altri pubblicati in questo Weblog una piccola percentuale della vostra spesa contribuirà al mantenimento di “Chilometri di Parole in Vespa”. Grazie!

La Vespa truccata

 (segnalazione)
dalla sinossi editoriale:

"Giovanna è una cinquantenne come tante, in piena crisi coniugale a causa di un rapporto di coppia monotono e ormai privo di stimoli. Decide che è giunto il momento di ricostruirsi la propria vita anche se non sa da che parte cominciare.
Dovrà scoprirsi leggera nella pesantezza del vivere e per farlo raggiungerà l'amica del cuore, resuscitando la sua vecchia Vespa del 1964 che, a causa di un ritrovamento fortuito, la condurrà in un viaggio inaspettato tra le rotte migratorie alla scoperta delle strade del mondo, o forse semplicemente di se stessa".


Un romanzo totalmente autoprodotto che parla di donne ma anche di uomini, frivolezza e dolore, Vespa e Lambretta, smarrirsi e ritrovarsi, perché come disse Cristoforo Colombo "Non potrai mai attraversare l'oceano se non hai il coraggio di perdere di vista la riva".

Che male c'è


da IL LIBRAIO:

"Adolescente nei primi anni Ottanta nel quartiere Mergellina, in una famiglia della Napoli alto-borghese senza problemi, Zez, protagonsta di “CHE MALE C'É, esordio di Marco Giangrande, è un ragazzo come tanti, brufoli in faccia e un pallone Super Santos per sfogarsi in strada a giocare con gli amici. Il libro è una polifonia del tempo perduto, che racconta la formazione di un giovane in un momento di benessere, che non negava opportunità e apriva le porte all’intraprendenza. Un’opera che fa del tempo della memoria un racconto umoristico e malinconico".

Sinossi editoriale:
Gli anni Ottanta, gli anni delle spalline e delle Timberland, degli zaini Invicta e delle 50 Special. (nota del curatore: ma se è il tempo delle 50 Special perchè in copertina mi ci metti un PX? Perchè?) E poi la musica, la lingua, i profumi, i colori di un Sud avvolgente, suadente, anche un po' invadente, nel cuore di un'Italia in pieno edonismo economico. I suoi amici lo chiamano Zez, da Zezo, che a Napoli significa «cascamorto». Una famiglia borghese come tante, la vita di quartiere, il calcio di strada come collante sociale, e soprattutto gli amici: unici, speciali, insostituibili, a costituire il bozzolo della sua adolescenza, a proteggerlo dalla sua timidezza e dal suo sentirsi inadeguato al mondo. E poi le temute ragazze, guardate con occhi incantati in una Napoli solare, limpida, magnetica. Ma, all'improvviso, lo strappo. Con il trasferimento al seguito del padre e della famiglia in un'altra città, distante centinaia di chilometri, Zez perde tutti i suoi riferimenti e si ritrova solo nel momento più difficile, quello del passaggio verso l'età adulta.


Sarà soltanto la prima tappa di un turbinoso crescendo di eventi che lo accompagneranno fino all'ingresso del nuovo millennio, tra personaggi stralunati, situazioni grottesche, amori complicati e un lavoro fuori dall'ordinario. Divertente, tenero e ironico, "Che male c'è" racconta gli anni più belli della generazione di chi era giovane negli anni Ottanta.

"Poi prendevamo le Vespe, salivamo sul belvedere a via Orazio e con una Nastro Azzurro in mano contemplavamo, satolli e soddisfatti, il profilo inconfondibile di Napoli...".



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