Noi del Portogallo

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NOI DEL PORTOGALLO
(stampato in proprio)

Ringrazio Nicola Cazzato per avermi dato l'opportunità di leggere queste sue pagine che mi hanno confermato il pensiero positivo che avevo espresso "a scatola chiusa" quando grazie a un suo post su Facebook sono venuto a sapere di questa sua pubblicazione.

Grazie a una comune amica - la scrittrice Francesca Giommi - avevo avuto modo di sentirgli parlare di questo suo viaggio poco tempo prima della partenza, sarebbe stato il suo primo lungo viaggio in Vespa e la sua emozione era palpabile, le grandi aspettative e il timore prima di mettersi in strada per questa sua avventura.

Confesso che un po' ho invidiato le sue paure di "debuttante": l'adrenalina che si prova accingendosi a mettersi in strada per la prima volta è un'emozione irripetibile.

"Noi del Portogallo" è un vero e proprio diario di bordo, scritto giorno per giorno anche se non in presa diretta, ma che non perde la fedeltà di ogni minimo particolare, dal panino al pieno di benzina alle foto ricordo al ristorante.

Piccole istantanee preziose Nicola e per "voi" del Portogallo, ma anche per chiunque che leggendo queste pagine può ritrovare istanti simili vissuti in viaggio.
Ringrazio Nicola per avermi regalato la possibilità di leggere le sue pagine (e per la bellissima dedica!).

Questo volume è stato stampato in pochissimi esemplari dall'autore e non è in commercio.
 

In Centroamerica

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Paolo Luigi Zambon

I primi novanta giorni del suo viaggio in scooter in America Latina Paolo Zambon li aveva raccontati in INSEGUENDO LE OMBRE DEI COLIBRÌ, primo titolo da lui firmato per la Collana Orizzonti di Alpine Studio. Ne avevo scritto QUI e chiudevo la mia recensione auspicando di poter presto leggere il seguito di quella sua esperienza, auspicio che si realizza con la recente uscita del suo nuovo libro, IN CENTROAMERICA (nota: Zambon, sempre per la Collana Orizzonti di Alpine nel 2018 ha firmato anche VIAGGIO IN OMAN, il racconto di un'altra sua esplorazione in scooter – leggi QUI).

Ritroviamo quindi Zambon dove lo avevamo lasciato al termine del suo primo libro, in Honduras, in procinto di passare la frontiera con il Nicaragua in sella al suo scooter in compagnia di Lindsay, compagna di viaggio e di vita. Davanti a loro ci sono altri quattro mesi di viaggio lungo le strade del Centroamerica per addentrarsi nella realtà di paesi che nonostante siano tra loro confinanti riescono a offrire scenari ambientali e di vita assai diversi, che lasciano nel visitatore emozioni e sentimenti contrastanti. Il Costa Rica, Panama, il Guatemala, poi ancora l'Honduras e infine il Belize, viaggiati e narrati con il consueto “modus operandi” con cui Zambon usa accompagnare i suoi lettori.

“I suoi occhi d'un tratto parvero più grandi. Esclamò tutto esaltato che non pensava che uno straniero conoscesse le azioni compiute da Don Pepe sessantacinque anni prima: «Non è comune che un turista si interessi ai fatti storici del Costa Rica, magari in Messico o in Nicaragua ma qui la gente si perde tra le spiagge, i vulcani o le foreste tropicali». A quel punto toccò a me il ruolo del modesto dicendo che avevo letto qualche cosa solo superficialmente”.

Nelle sue pagine insieme al racconto del viaggio fisico attraverso i luoghi l'autore ama ripercorrere anche la strada dei trascorsi dei territori in cui si addentra, dalle vicende storiche più remote fino alle questioni politico sociali più recenti. Una manifestazione di consapevolezza, quasi sentisse l'esigenza di giustificare a quel modo la sua presenza di forestiero in quei luoghi, cosa di cui lui stesso pare essere consapevole.

“Per un attimo mi venne il dubbio di essere diventato una specie di avvoltoio in grado solo di sorvolare sopra nazioni traboccanti problemi e che per 'sventolare' invece della brezza avevo bisogno di disagio sociale, miseria, guerra e ingiustizie”.

Zambon non è certo un viaggiatore superficiale. Soprattutto nella prima parte del libro è palese quanto sia stato importante per lui documentarsi scrupolosamente su usi, costumi e tradizioni e trasmettere tutto ai lettori, tanto che la sua narrazione in alcune pagine si fa quasi fin troppo generosa di nomi, di dati e di cenni storico biografici. Ma con lo scorrere dei giorni, dei chilometri e delle pagine Zambon riesce a sentirsi sempre più a suo agio nei panni del viaggiatore di lungo corso quale lui è, e nella seconda metà del volume il libro, così come il viaggio, sboccia in un equilibrio finalmente perfetto tra le emozioni e le nozioni.

Quando le ruote dello scooter arrivano a solcare le strade del piccolo Belize, “parentesi anglofona in un mondo latino”, paese meno noto e battuto verso il quale inizialmente non ha forse particolari aspettative: “... per il Belize il piano di viaggio era ridotto all'osso. Fu forse la causa di un'assenza di esaltazione lungo i primi chilometri nel nuovo paese?”, la sua attenzione e il suo scrivere riescono a cogliere brillanti pennellate di colore attingendo da incontri e situazioni che possono apparire banali nel contesto di un viaggio di questa importanza, ma che in realtà lo sono solo in apparenza.


“Da una casa sciupata e con gli stampi dell'umidità color verde e nero usciva musica reggae e, da due amache appese a dei pali di legno azzurrino sfregiato e marcio, spuntavano due chiome da rasta nere come il petrolio e le dita dei piedi puntate verso l'alto...”.

Sebbene Zambon non viaggi da solo, così come nei suoi libri precedenti la presenza della sua compagna di viaggio Lindsay resta davvero marginale nel contesto della narrazione (così come quella del suo scooter*), una circostanza su cui si è portati a riflettere ma che nulla toglie al piacere della lettura. Personalmente, da appassionato di narrativa di viaggio, ho patito di più la mancanza di una mappa che graficamente ne disegni la geografia per geolocalizzare il viaggio e meglio comprenderne le distanze.

“Ora che il vento della felicità aveva ricominciato a soffiare poderoso e spirava verso sud, lì dove puntava l'ago della curiosità, ci attendevano giornate travolgenti. E a quel punto non sarei stato in grado di aggirare la domanda «Sei felice?».

Paolo Luigi Zambon

* vespisticamente doveroso precisare che il veicolo utilizzato da Zambon è genericamente definito "scooter" in quanto, pur assomigliandoci molto, una Vespa di fatto non è. Si tratta infatti del suo clone made in India, marca LML, modello Star de Luxe.

Questo libro è disponibile tra i titoli a catalogo della LIBRERIA UNIVERSITARIA: acquistandone una copia attraverso QUESTO LINK o gli altri pubblicati in questo Weblog una piccola percentuale della vostra spesa contribuirà al mantenimento di “Chilometri di Parole in Vespa”. Grazie!

La Vespa truccata

 (segnalazione)
dalla sinossi editoriale:

"Giovanna è una cinquantenne come tante, in piena crisi coniugale a causa di un rapporto di coppia monotono e ormai privo di stimoli. Decide che è giunto il momento di ricostruirsi la propria vita anche se non sa da che parte cominciare.
Dovrà scoprirsi leggera nella pesantezza del vivere e per farlo raggiungerà l'amica del cuore, resuscitando la sua vecchia Vespa del 1964 che, a causa di un ritrovamento fortuito, la condurrà in un viaggio inaspettato tra le rotte migratorie alla scoperta delle strade del mondo, o forse semplicemente di se stessa".


Un romanzo totalmente autoprodotto che parla di donne ma anche di uomini, frivolezza e dolore, Vespa e Lambretta, smarrirsi e ritrovarsi, perché come disse Cristoforo Colombo "Non potrai mai attraversare l'oceano se non hai il coraggio di perdere di vista la riva".

Che male c'è


da IL LIBRAIO:

"Adolescente nei primi anni Ottanta nel quartiere Mergellina, in una famiglia della Napoli alto-borghese senza problemi, Zez, protagonsta di “CHE MALE C'É, esordio di Marco Giangrande, è un ragazzo come tanti, brufoli in faccia e un pallone Super Santos per sfogarsi in strada a giocare con gli amici. Il libro è una polifonia del tempo perduto, che racconta la formazione di un giovane in un momento di benessere, che non negava opportunità e apriva le porte all’intraprendenza. Un’opera che fa del tempo della memoria un racconto umoristico e malinconico".

Sinossi editoriale:
Gli anni Ottanta, gli anni delle spalline e delle Timberland, degli zaini Invicta e delle 50 Special. (nota del curatore: ma se è il tempo delle 50 Special perchè in copertina mi ci metti un PX? Perchè?) E poi la musica, la lingua, i profumi, i colori di un Sud avvolgente, suadente, anche un po' invadente, nel cuore di un'Italia in pieno edonismo economico. I suoi amici lo chiamano Zez, da Zezo, che a Napoli significa «cascamorto». Una famiglia borghese come tante, la vita di quartiere, il calcio di strada come collante sociale, e soprattutto gli amici: unici, speciali, insostituibili, a costituire il bozzolo della sua adolescenza, a proteggerlo dalla sua timidezza e dal suo sentirsi inadeguato al mondo. E poi le temute ragazze, guardate con occhi incantati in una Napoli solare, limpida, magnetica. Ma, all'improvviso, lo strappo. Con il trasferimento al seguito del padre e della famiglia in un'altra città, distante centinaia di chilometri, Zez perde tutti i suoi riferimenti e si ritrova solo nel momento più difficile, quello del passaggio verso l'età adulta.


Sarà soltanto la prima tappa di un turbinoso crescendo di eventi che lo accompagneranno fino all'ingresso del nuovo millennio, tra personaggi stralunati, situazioni grottesche, amori complicati e un lavoro fuori dall'ordinario. Divertente, tenero e ironico, "Che male c'è" racconta gli anni più belli della generazione di chi era giovane negli anni Ottanta.

"Poi prendevamo le Vespe, salivamo sul belvedere a via Orazio e con una Nastro Azzurro in mano contemplavamo, satolli e soddisfatti, il profilo inconfondibile di Napoli...".



Targata PC


Mi chiamo Marco e sono prossimo ai 40 anni. Mi considero una persona particolarmente fortunata poiché la vita, per ragioni che non so spiegare con la ragione, mi ha messo di fronte a due incredibili regali: una Vespa ET3 del 1980 targata Piacenza, la mia città natale, e Giulia, la mia compagna di vita e di viaggio.

Nel 2016, Giulia ed io siamo arrivati, partendo da Alessandria, fino a Barcellona, il primo dei tre mega viaggi che, messi in fila, ci hanno portato con la Vespa ET3, in due, a velocità ridicole, fino a Marrakech!

Noi tre assieme abbiamo percorso decine di migliaia di km, in Italia e all’estero. Muovendoci lentamente, normalmente con velocità non superiore ai 50 km/h ma spesso anche a meno, e affrontando potentissime salite, ripidissime discese e infiniti rettilinei, passando fra avventure ed imprevisti, abbiamo avuto modo di conoscerci meglio e mutare il nostro punto di vista su molti aspetti della vita.

Un libro introspettivo, una collezione di diari di viaggio, di suggestioni e di emozioni per capire che, in fondo, la lentezza è (ancora) un valore da cui si può imparare molto.

E che, in fondo, se ti muovi lento, riesci a vedere e assaporare dei deliziosi fichi che trovi lungo la strada, mentre tutto il mondo ti sfreccia veloce, anzi velocissimo, per arrivare il prima possibile, chissà poi dove.


Indice:
    Elogio della lentezza
Capitolo 1
    1000 lire di miscela al 2%, grazie
    ET3 per caso
    Vespista all’arrembaggio
    Nulla succede per caso
Capitolo 2 – l’Italia in Vespa
    Borghi. Toscana, Umbria e Marche
    Jazz nel sud Italia: Calabria, Puglia, Campania e Basilicata
    Le isole: Sicilia e Sardegna
Capitolo 3 – Ciao ciao, Italia!
    Da Alessandria a Barcellona
    Da Barcellona a Gibilterra
    Da Tangeri a Marrakech
    Da Alessandria a Dubrovnik
Capitolo 4 – Consigli per il viaggio
    Preparazione dei bagagli
    La borsa degli attrezzi
    Cosa controllare prima di partire
    Vespista vera (a cura di Giulia)
Capitolo 5 – Gran finale
    Ringraziamenti

Codice ISBN: 9798849259994

il volume sarà in vendita dal 24 ottobre ma è già possibile preordinarlo a prezzo scontato: CLICCA QUI

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